Io non so come si chiami quel luogo dove faresti tutti gli sbagli che non riesci a fare con gli altri.Dove faresti le cose più belle che non faresti con gli altri. Dove essere te stesso, dove tirare la corda fino ad un limite che non sfioreresti nemmeno con gli altri. Dove condividere le tue debolezze e sentirti fragile, senza dover dare spiegazioni o giustificarti. Dove puoi stare in silenzio, non sentirti giudicato, guardare negli occhi senza darti un tempo definito o nasconderti per l’imbarazzo. O imbarazzarti, sentendoti felice di averlo fatto. Non so come lo chiami, ma io lo chiamo con il tuo nome. Lo chiamo casa.
Troppo pieno
30 Mar 2021 2 commenti
Di parole non dette
per paura di rimangiarsele,
di stelle non guardate
perché solo quelle cadenti hanno valore,
di aquiloni che non volano
per non rischiare di schiantarsi al suolo,
di sguardi che non si incontrano
per non dare spiegazioni a quegli incroci involontari,
di tramonti oscurati dalle tapparelle
di albe evitate per non svegliarsi
di nuvole non richieste
è troppo pieno il nostro cielo.
Beatitudini
04 Ott 2016 26 commenti
in liste, Parole, Uncategorized
Beati quelli che hanno un interruttore emotivo emozionale.
Beati quelli che sanno incolparsi da soli senza sentirsi colpevoli sul serio.
Beati quelli che hanno più scarpe che piedi da inserire.
Beati quelli che fanno innamorare senza innamorarsi, ed è colpa tua che hai capito male.
Beati quelli che immaginano ma restano coi piedi per terra come un tacchino.
Beati quelli che sanno essere infelici, se ne lamentano, ma perseverano felici.
Beati quelli che chiusa una porta si apre un portone, perché è evidente che hanno mazzi di chiavi che tu non hai.
Beati quelli che “ah ci fossero più persone come te”, ma non gli piaci lo stesso.
Beati quelli che ti dicono “è la vita” perché, tanto, non è la loro.
Beati quelli che non scrivono beatitudini perché pensano di essere beati.
Playlist aggiornata! La canzone ovviamente non è collegata al contenuto, ma ho scritto questo pezzo da “avvelenato” 😉
Mi innamoro, una riga per volta (riassunto di un romantico senza speranza nel 2015)
28 Dic 2015 47 commenti
in Dialoghi, liste, Parole, Ricordi, Sono
Ti guardo
Mi piaci
Faccio finta che non mi interessi
Aspetto
Ora è il momento
Mi innamoro
Ora è il momento
Aspetto
Faccio finta che non mi interessi
Mi piaci
Ti guardo
(sei andata via)
Con questo post, che potrei scherzosamente chiamare riassuntivo del “romantico senza speranza”, vi faccio tantissimi auguri di una buona conclusione del 2015 e un fantastico inizio – e prosecuzione del 2016. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti quelli che si sono sorbiti le mie presentazioni, questo anno passato è stato l’esordio di Curi davanti a persone in carne ed ossa che lo sentivano parlare di quello che era nato come un piccolo spazio sul web e si è trasformato in un luogo e poi in un libro. Grazie a tutti gli amici, ai blogger, agli sconosciuti, a chi è stato di passaggio, agli amori di passaggio, alle cotte, alle meteore, alle bruciature e scottature, agli abbandoni e ai ritorni, a chi mi ha ispirato a chi è stato ispirato, a chi mi ha scritto in privato e chi pubblicamente, a chi non ha creduto in me e a chi lo ha fatto anche in silenzio, a chi mi ha mentito a chi mi ha detto la cruda verità, agli amici nemici e nemici amici, alle persone che non ho capito e non voglio capire, al mettermi nei panni altrui sbagliando taglia, ad una città ancora da scoprire, ai messaggi vocali, alle spunte di whatsapp e gli accessi che fai finta di non controllare, alle volte che desideri essere speciale e non lo sei, a chi vuole essere speciale e tu non gli dai sazio, a chi non mi ha capito e chi continua a non capirmi e mi segue comunque, ai treni dove ho scritto, all’ispirazione notturna, ai progetti che sembrano incompleti, ai baci rubati che sono più belli di quelli legali, ai no che mi sono andato a prendere con consapevolezza, alla testardaggine, allo straparlare. Ecco un po’ di quel tutto che diventa unico.
Grazie a questo 2015 che è stato veramente un anno a cui devo tantissimo.
Di cotolette, paninelli, sangue slavo e pastina scotta (nonni)
13 Dic 2015 17 commenti
in Dialoghi, liste, Parole, Ricordi, Sono
La noce moscata sulla mensola accanto alla porta. La mano che ti davo per camminare, che probabilmente eri tu a guidarmi. Il sangue slavo nelle mie vene che ogni tanto tiro fuori per farmi figo. Le camminate chilometriche che si concludevano col paninello all’olio. Gli occhiali da vista e i capelloni bianchi. Foto in cui sorridi e io pure. La cotoletta di pollo inimitabile. Io che porto il tuo nome, e viceversa. Partite a carte. Lettura del giornale davanti alla tv telefunken anni 80. Il passero seppellito nel giardino in mia assenza. La pastina scotta. Il carretto coi dadi colorati. L’ultima volta assieme. L’invidia per chi oggi può chiamare i propri al cellulare. Io però ricordo quel fisso, che per comporre i numeri dovevi girare la ruota. Di gente senza importanza ricordo ancora la voce. Mi sento in colpa, cari nonni, sto dimenticando la vostra. Ma spero mi perdonerete grazie a tutti questi e altri ricordi che porto sempre con me e rivivono nei racconti dei vostri figli.
La canzone, apparentemente fuori tema, è stata scelta perché mi ricorda un mio maldestro tentativo di suonarla con la chitarra da adolescente facendo un duetto con mia nonna che cantava. Per cui, accettatela 😉 Buon ascolto!
Sono io – mentre lo dico
13 Nov 2015 47 commenti
in liste, Parole, Ricordi, Sono
Sono quello del “col cavolo che mi muovo per lei” e mentre lo dico sono già in stazione ad acchiappare un treno. Sono quello che, avendo scritto per ultimo, adesso tocca a lei ma mentre lo dico sto iniziando una conversazione basandomi su una scusa assurda. Sono quello che odia i ritardi agli appuntamenti, ma mentre lo dico l’ho aspettata 40 minuti e stai tranquilla che non c’è problema, ero appena arrivato. Sono quello a cui non piacciono i calamari al sugo, ma mentre lo dico mangio il quarto che ha cucinato e faccio roteare il dito accanto alla mia guancia per dirle che è buonissimo. Sono quello a cui deve importare la personalità ma mentre lo dico passo in rassegna il suo corpo. Sono quello che odia il rumore di chi mastica, ma mentre lo dico mi cullo ascoltandola mangiare patatine supercroccanti. Sono quello che non ci tiene ad una storia e mentre lo dico mi innamoro sempre. Sono quello che sono rimanendo convinto di non esserlo.
Playlist aggiornata 😉 Buon ascolto!
Momenti di trascurabile intimità
18 Set 2015 21 commenti
in liste, Parole, Ricordi, Sono
Quando avevi l’allergia e facevi un rumore strano. Quando mettevi i pantaloncini a mare, sopra il costume, e significava che erano i giorni in cui dovevo accontentarti in modo particolare ma andava bene così. Sfiorarsi la mano mentre si cammina, ciondolando, sbattendo col proprio fianco e poi tenersi per mano come se fosse da sempre normale. La vergogna dopo aver fatto l’amore, senza guardarsi subito negli occhi, e fingere che non fosse successo. E poi rifarlo. Non sono geloso, ma chi è quello che ti saluta? Quando avevo una cosa nell’occhio e il tuo respiro mi faceva tornare la vista come Gesù e il cieco. Guardare i figli degli altri e pensare se fossero nostri e poi vederli piangere e ringraziare che ancora no. Quando le farfalle che sentivo nello stomaco non erano quelle che mi avevi fatto per cena. Momenti. Solo momenti di intimità data troppo per scontata, ma che forse se mi torna in mente l’ho vissuta e non veramente trascurata.
Grazie al libro di F.Piccolo che mi ha ispirato questo post. Playlist aggiornata, spero vi piaccia! 😉
La pila immacolata
30 Lug 2015 37 commenti
I pantaloncini su cui avevi appoggiato le gambe stanche. La maglietta sudata che cercavo di profumare agitandola al vento. Il cappello che mi hai preso e che hai indossato per farti rincorrere, sollevando la sabbia verso ombrelloni altrui. La camicia che indossavo quando volevi farmi assaggiare quel dolce e che hai macchiato perché si era già sbriciolato nel cucchiaino. La cintura che stava benissimo col tuo vestito. Il foulard multicolori che indossavo per l’aria condizionata, lo stesso che hai usato per giocare a nascondino. Ti avevo avvertito che se ti avessi trovata ti avrei baciata, e tu non ti sei impegnata più di tanto devo dire. Guardo questo ammasso informe di vestiti e accessori e penso agli effetti della lavatrice. Alla perdita della macchia, del tuo odore mescolato col mio e del tuo tocco. Sono passati mesi e ho preferito rifarmi il guardaroba lasciando, in un angolo, quella pila immacolata dove mi reco in pellegrinaggio di tanto in tanto.
Playlist aggiornata! 😉
(Ecco l’opera che ha ispirato il post: Venus of the Rags-M. Pistoletto)
Playlist aggiornata! 😉
Strade – mi
23 Giu 2015 23 commenti
in liste, Parole, Ricordi, Sono
La strada del caffè marocchino e non venezia. La strada delle case che ho cambiato. La strada di quando chiamavo prima di un esame. La strada che ti voglion mettere i braccialetti perché è gratis. La strada che percorrevo quando non facevo gli esami. La strada coi trans che c’erano anche di inverno e con la neve. La strada del tram che prendevo mentre le scrivevo quell’sms. La strada del parco che non si faceva di notte. La strada degli happy hour. La strada coi cinesi e i noodles. La strada del caffè e del più e del meno. La strada della carezza involontaria. La strada dei panzerotti. La strada che “sapessi!”. La strada con la valigia ogni estate. La strada fatta di lacrime, sudori, sorrisi, baci, speranze e sogni che se ci sono buche è di quelli infranti ma vai tranquillo che è quella giusta da percorrere anche se ci sono semafori rossi di memorie che preferiresti prendere una multa piuttosto che fermarti ma quando scatta il verde sei sollevato e vai. Sapendo che tornerai.
Secondo racconto della serie 😉 SPlaylist aggiornata! Buon ascolto 🙂
Romanticismo estremo
07 Giu 2015 30 commenti
Non mi dispiacerebbe annegare, se fosse nei tuoi occhi. Non mi spiacerebbe perdere il respiro, se fosse per baciarti. Non mi andrebbe poi così male se perdessi l’udito nel sentirti cantare la mattina. Oppure non vedere più perché il tuo aereo passa accanto al sole e io alzo lo sguardo per salutarti e ne rimanessi accecato. Se il tuo cane mi mordesse il polpaccio, no amore non mi dispiacerebbe saltellare con l’altra gamba per portarti i fiori fino all’ingresso. So che non ti dispiacerebbe sentire queste cose che sanno di romanticismo estremo. Però in fondo mi dispiacerebbe non poter respirare nel tuo respiro, o ascoltarti quando dici che mi ami, o guardarti mentre ti svegli al mattino, o correre assieme per non perdere il bus. C’è chi lo farebbe per te. Ma non preferiresti avere qualcuno al tuo fianco piuttosto che il ricordo di gesta tanto prodigiose? Spero che potrai amarmi lo stesso mentre ti resto vicino, vivo e integro, ancora per un po’.
Playlist aggiornata 😉 Buon ascolto!