Ricordo le lunghe passeggiate sulla battigia, dove tra amici ci si confidavano segreti su problematiche che all’epoca sembravano insormontabili, cotte varie e conflitti da seconda guerra mondiale. Era come se il mare ci ascoltasse, come se le persone che incrociavamo, i bambini che giocavano e la spensieratezza che aveva il tumore della pallina di plastica sulle racchette da mare, rendesse tutti i tuoi problemi delle cose inutili. Ricordo che, mentre camminavamo per chilometri, piano piano ci si inclinava sempre di più verso l’acqua. E adesso, dopo tanti anni, mi chiedo se fosse per la conformazione fisica del territorio o per tutto il peso che dovevamo portare in quelle scarpinate, che poi riversavamo dolcemente nel mare, che per me ha sempre avuto il potere di ascoltare e lavare via ogni preoccupazione. Almeno fino alla prossima onda.
Mar 25, 2023 @ 17:57:20
Sto leggendo. Posso segnalare un refuso? Quinta riga: “tumore” invece di “rumore”. Fosse stata qualsiasi altra parola avrei pensato ad una licenza poetica, ma nel caso di “tumore” mi sento di escluderlo a priori. Proseguo. Saluti