Arrivo, arrivi


Dalla scaletta dell’aereo, con passi decisi ma emozionati, guardando le vetrate sperando di intravederla. Porta scorrevole, cani antidroga e guardia di finanza. Non ho niente da dichiarare. A loro. Mi guardo intorno, persone con cartelloni, nonne con la pasta al forno in mano. Incrocio degli occhi fra migliaia, sono i tuoi. Sono arrivato. Sul treno, chilometri e chilometri in terre sconosciute, sedili non reclinabili e zaino da campeggiatore che avevo appena comprato. La stazione è minuscola, ma mi sento perso. Mi guardo intorno. Incrocio un volto fra centinaia, è il tuo. Sono arrivato. Pausa pranzo, corro. Non conosci la città, non voglio che parli con sconosciuti. Salgo le scale, corro davanti ai militari. Niente da dichiarare, neanche a loro. Arrivo alla rampa, so che hai la valigia. Ho la barba corta, potrei piacerti. Ma forse non mi riconosci. E magari non ti riconosco io. Scendo gli scalini a sei a sei, giro la rampa, incrocio delle mani fra decine. Sono le tue. Sei arrivata.

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