Ho avuto un sintomo di colite forte questa sera. Non so cosa ho mangiato. Mi è capitato altre volte negli ultimi due anni, ma non così forte, o almeno non me lo ricordo così forte.
Mi sono messo sul divano, a pancia in giù, come viene insegnato, ma il dolore non passava.
A un certo punto ho chiuso gli occhi e ho detto sottovoce il tuo nome.
Ti ho chiamato, come se tu fossi qui, come se potessi sentirmi, come se fossimo al telefono o su WhatsApp.
Ti ho chiamato. Ho detto: “Papà.”
Ho chiuso gli occhi e, a mano a mano che ti pensavo e ti chiamavo, il dolore è quasi sparito.
Mi sono addormentato, forse cinque o dieci minuti. Un sonno profondo.
Quando mi sono risvegliato, non c’era più il mal di pancia.
Non so come spiegarlo.
Mi dispiacerebbe pensarti come una medicina per i miei problemi, però preferisco pensare che io ti abbia davvero chiamato, in quel momento. Al telefono.
Un telefono che non posso tenere in mano.
Che tu mi abbia risposto. Che mi abbia tranquillizzato con la tua voce, come facevi sempre.
Non voglio dare una spiegazione logica a questa cosa.
Probabilmente, se la chiedessi a qualcuno, me la saprebbe anche dare.
Ma non la voglio.
Voglio solo rispondermi dicendo che, come ho sempre detto, tu ci sei sempre. In qualche modo.
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