La tua presenza è nell’assenza, ma non basta.
Anche prendere una tachipirina per un’eventuale influenza è diventato come premere il bottone della bomba atomica, da quando non ci sei tu. Provo a fare training autogeno per essere forte, scorro nella mente i tuoi consigli. E decido di aprire Gmail. L’ultima email che ci siamo scambiati erano dei suggerimenti medici. Le comunicazioni telematiche si erano un po’ diradate, ci sentivamo a voce. Ho sempre quel misto di nostalgia e consapevolezza che mi farò del male a rileggere le nostre conversazioni. Mi viene da ridere perché c’è un misto di consigli di qualsiasi tipo, informazioni prese dai giornali, comunicazioni che non volevi gli altri sentissero e me le inviavi da Gmail. Ci sono io che ti mandavo biglietti, articoli di giornale, 730 da controllare, fotografie. A volte era solo un ciao, perché magari eri al pc e me lo volevi mandare. Ci sono anche mie risposte stizzite e tue con i puntini che significavano che il discorso non era chiuso. So che mi prenderò il tempo scorrerò tutte le mail, le conversazioni WhatsApp e le foto. Non ho altro fuori da me, e in me ho la tua memoria. Ma non mi basta, dovevo dirtelo.
(So che ti arriverà la notifica via email del mio post, ora ho scoperto come facevi a sapere sempre quello che scrivevo. E mi piace pensare che tu, ovunque sia, ancora la possa ricevere e possa leggermi.)
