Il giro dell’addio


Ogni volta che ho cambiato città in maniera definitiva, o che pensavo lo fosse, date le volte che ho cambiato, ho compiuto un irrinunciabile rituale: il giro dell’addio. In cosa consiste? Il giorno prima, o pochi prima se l’ultimo è impossibile, faccio un giro della città per poterla salutare. Vado in posti che per me sono stati familiari, ma capita di girare anche in zone o anfratti che avevo totalmente saltato. Perché dati per scontati, perché avrei avuto tempo, perché (come un residente nativo) lo reputavo “turistici”. Anche durante il trasferimento più piacevole che ricordi, non c’è mai stata una volta in cui non ci fosse un velo di rimpianto. Come se le azioni compiute fossero legate alla città dove avrei potuto o dovuto compierle. Forse è un modo per scaricare la responsabilità alla città che porta sfiga o cose simili. Con te, Milano, ci avevo già avuto a che fare durante i miei anni universitari. Sappiamo bene il rapporto che abbiamo avuto, tanto che non sei mai rientrata nella rosa delle città in cui vivere. Ma ci sono tornato, non si sa mai. Traslochi, lavori, covid, periodi tranquilli e un po’ meno. Sta di fatto, Milano, che con te vivo cose belle e brutte all’estremo. Più che in altri posti, non conosci mezze misure con me. E ora me ne sto andando di nuovo, con un bagaglio diverso, con una foto diversa da quella che ho scattato poco prima venire di nuovo. Io sono diverso, forse ci siamo presi meglio di quando ero poco più che diciottenne. Stavolta, più dell’altra, ti saluto con dei rimpianti. Come l’altra volta, ti dico e mi dico che non ce ne sarà un’altra, perché sono testardo e irremovibile.
Ma, la mia vena da romantico, mi fa dire: non si sa mai.

Playlist aggiornata! 🙂

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